SIC Blog → Modus Scrivendi – Resoconto

Siamo tornati dall'incontro Modus Scrivendi, organizzato dal collettivo Ippolita, autore di testi fondamentali quali Open non è free e Luci e ombre di Google, dove abbiamo partecipato a una tavola rotonda molto interessante e potenzialmente feconda che ha coinvolto, oltre a SIC (rappresentata da noi fondatori e da Raputt), alcuni esponenti dei gruppi di scrittura collettiva Kai Zen, Ippolita stesso e Laser, oltre a una ventina di "individui" che non hanno ancora rinnegato il loro nome in favore della scrittura collettiva. La discussione, ben moderata da Karlessi di Ippolita (fiancheggiato da una inflessibile Hanay), si è snodata piuttosto liberamente a partire dall'esposizione della storia e delle pratiche di scrittura collettiva di ognuno dei gruppi. Più che riassumere quanto detto – impresa improba data la durata della discussione e la varietà degli argomenti – cercheremo di formulare alcuni enunciati che ci pare siano emersi dalla semplice esposizione delle diverse storie e pratiche:

  1. Scrivere collettivamente saggi e articoli scientifici è più facile che scrivere romanzi. Prova ne è, Laser ha scritto Il sapere liberato in tre mesi, mentre Kai Zen per La strategia dell'ariete ci ha messo tre anni. Questo ovviamente non significa che la letteratura è più complicata della filosofia della scienza, ma che il tipo di verità che si cerca con un saggio si presta più facilmente a essere perseguita attraverso il dialogo, la discussione, il confronto ecc. rispetto alla verità di tipo estetico cui fa perlopiù riferimento la letteratura. Per quanto riguarda SIC, è proprio la particolarità del discorso estetico che ci ha spinto a ritenere necessaria la fondazione di un metodo.
  2. Gli strumenti tecnici fanno la scrittura collettiva Ossia, non solo la rendono più efficiente, ma ne influenzano anche in modo determinante gli esiti, se non necessariamente nella qualità, sicuramente nello stile. Sull'argomento torneremo di certo in quanto il Grande Romanzo Aperto prevederà l'uso di wiki integrati col metodo SIC "puro."
  3. La scrittura collettiva è (in qualche modo) rivoluzionaria. Questo l'ha detto en passant Karlessi, senza specificare troppo come e perché (anche il documento che aveva preparato a riguardo era molto interessante, speriamo che ce ne invii versione digitale). Alcune idee in proposito ne abbiamo - e ne abbiamo espresse in questa sede - ma lasciamo il punto senza giustificazioni, nella speranza che urti o esalti qualcuno, e lo spinga a discuterne.
  4. I blog non piacciono molto a chi scrive collettivamente (oppure: sparare sui blog è di gran moda) Dopo gli esperimenti entusiasti dei primi anni, il blog come forma di espressione artistica si è abbastanza arenato. I blog di informazione (sia essa giornalistica o culturale) autorevoli e di qualità sono molto rari. I blog personali sono in gran parte noiosi, specie per il lettore "non voyeur." A questo proposito, alcuni hanno sostenuto che la forma blog è passé; altri che manca un sistema efficiente di indicizzazione e aggregazione; altri ancora che evidentemente il blog è una forma che non si presta più di altre a utilizzi letterari, ma che i blogger sono comunque un'enorme risorsa potenziale per la cultura, un vero e proprio esercito di persone che scrivono tutti i santi giorni.
  5. Anche i gruppi di scrittura collettiva hanno problemi con gli editori. L'argomento è stato discusso a lungo in particolare rispetto al ruolo giocato dagli editor delle case editrici (da non confondersi con gli editor SIC). È interessante chiedersi come cambia il rapporto tra editori e scrittori quando gli scrittori sono molti, e se l'unione degli scrittori possa aiutare a riequilibrare la bilancia del potere (contrattuale e culturale) in favore di questi ultimi.

Ci rendiamo conto che un post come questo non rende giustizia alla ricchezza dei temi affrontati, né alla diversità degli spunti utili all'evoluzione di un discorso sulla scrittura collettiva. Perciò invitiamo tutti i presenti a fornire il loro punto di vista, che pubblicheremo qui. Noi ci impegniamo ad approfondire questi cinque punti (Karlessi: purtroppo non siamo riusciti ad attenerci al gioco del 4!) e altro nei prossimi giorni sul SIC Blog e nei forum.

commenti

ritratto di Mulin

...

commento di Mulin (non verificato), 08/06/07 - 08:58

Dire che il blog è "passé" è come dire che il racconto è passé. Trattasi di forma, non di oggetto. Le centinaia di ragazzine che gridano ai my chemical romance non giovano all'immagine del blog in quanto tale, ma in realtà è tutto ancora da esplorare (seriamente).

ritratto di ciumeo

3. La scrittura collettiva

commento di ciumeo, 08/06/07 - 12:19

3. La scrittura collettiva è (in qualche modo) rivoluzionaria.
Questo l'ha detto en passant Karlessi, senza specificare troppo come e perché (anche il documento che aveva preparato a riguardo era molto interessante, speriamo che ce ne invii versione digitale). Alcune idee in proposito ne abbiamo - e ne abbiamo espresse in questa sede - ma lasciamo il punto senza giustificazioni, nella speranza che urti o esalti qualcuno, e lo spinga a discuterne.

Credo di aver abbondantemente detto la mia raccontandovi dell'inconoscibile uomo senza volto ;)

edit:strano, l'anteprima mi mostra i tag cite formattati correttamente, ma nel post mette tutto italic...

[url]http://www.ciumeo.it/[/url]

ritratto di Anonimo

DA

commento di Anonimo (non verificato), 08/06/07 - 13:02

gradiremmo delucidazioni su come lavora il direttore artistico della SIC

ritratto di peterpoe

Delucidazioni sul Direttore Artistico

commento di peterpoe, 08/06/07 - 15:25

Cari anonimi, in [url=http://www.scritturacollettiva.org/forum/post/il-lavoro-del-direttore-artistico]questo post[/url] sul forum le delucidazioni richieste.

ritratto di tibi

il blog e i suoi problemi

commento di tibi (non verificato), 11/06/07 - 08:23

Il problema del blog, come avevo detto anche la sera di mercoledì, è che è un mezzo assolutamente verticale. Dunque è giusto prenderlo come tale. Non possiamo fare finta che sia un mezzo di comunicazione che mette in relazione più persone, perché ancora più di media a organizzazione collettiva, che aprono blog per renderli disponibili agli utenti, è in genere un mezzo generato da una persona e governato in base alle sue preferenze. Il pubblico insomma, ci può essere o non essre, avere più o meno interazione, ma il blog in fondo resta in mano di chi lo ha organizzato.
Questo non significa che i blog debbano sparire. Sono comunque un bel modo di mettere in piazza sia le proprie fantasie, sia informazione, sia riflessioni più concrete. Solo, che come sempre avviene in tutta la produzione che gira in internet, pongono a chi gioca nel rolo del fruitore, un'ulteriore sfida: saper scremare, scegliere, valutare. In questo modo che l'utente non resta più tale, ma partecipa alla creazione dell'informazione stessa. Ma deve ricordarsi che per diventare un produttore a sua volta non può affidarsi ai blog degli altri.