Pubblichamo oggi nell'archivio una scheda stesura definitiva, s76, che prosegue l'introduzione del personaggio di Aldo cominciata in S75.
Ricordiamo che la prossima scadenza per le Schede Stesura è giovedì 17 dicembre (s11, S9, s78).
Cogliamo inoltre l'occasione per segnalare una serie di "raccomandazioni agli scrittori" sviluppate dal Direttore Di Revisione Fabio Manfré durante la sua attività di stesura come scrittore, che troviamo utili e condivisibili:
[...] Le mie considerazioni si riferiscono a un discorso più ampio, legato alla sensazione (timore) che noi scrittori non sfruttiamo sufficientemente le risorse offerte dalle schede personaggio, luogo e trattamento; risorse che costituiscono non l'unico ma di certo un importante elemento di unificazione, utile alla definizione di uno stile il più possibile omogeneo nei tre tronconi (pA,pB,pC) seppure con le differenziazioni necessarie sul piano della dinamica narrativa da voi prospettate prima dell'inizio della fase stesura.
E' vero che siamo ancora (ad oggi) alle prime sei schede "definitive". E' altrettanto chiaro che gli editor/DA avranno un bel lavoro da fare dopo la fase stesura ma ritengo che un invito, un richiamo (perché no, anche ripetuto) su questo fondamentale aspetto non possa che giovare a tutti; fin da ora.
Posso sbagliarmi, ma penso che basterebbe seguire poche elementari regole (che certo non ho scritto io :)
1) Non sto scrivendo il mio romanzo ma un'opera collettiva.
2) Il romanzo esiste già nel Soggetto, nelle Schede personaggio, luogo e trattamento. Attende solo una "conversione condivisa" che corrisponde alla sua Stesura.
3) Il mio compito è quello di leggere, raccogliere ed estrarre e, infine, tradurre in forma narrativa leggibile quanto già prodotto, integrando e arricchendo liberamente le varie parti attraverso il frutto complessivo della mia immaginazione, prestando però particolare attenzione nell'adeguare il mio stile compositivo a quello degli altri scrittori contribuendo così alla creazione dello STILE unitario del romanzo.
4) Se non leggo, raccolgo ed estraggo prima di tradurre, integrare e arricchire, sto scrivendo un'altra storia.
commenti
Risposta a Manfré:
Così a caldo...
lo stile di un romanzo collettivo non sarà mai unitario anche imparando a memoria il soggetto e ammennicoli vari perché la scrittura di ciascuno non potrà mai essere quella di un altro in quanto tuttio veniamo da esperienze esistenziali, culturali, lessicali, di genere, di appartenenza sociale, di interessi e di passioni totalmente differenti (altrimenti saremmo come le seppie di Matrix - tante braccia e una testa sola...)
quello che si può fare, invece, è scrivere al meglio quello che pensiamo e consideriamo giusto, sullabase del sopggetto acquisito ecc., e costruire un testo che viva proprio di quelle differenze e di quegli apporti in modo che pur non essendo omogeneo nello stile lo sia nell'intento comune: scrivere un romanzo corale...
Dixi et servavi animam meam...
Giuseppe Panella
Absit iniuria verbo :)
Così, a freddo...
vi prego di non fraintendere il senso delle mie parole. Nessuno ha mai parlato di svilire il nostro lavoro e ruolo di scrittori del GRAS riducendolo a quello di stupidi automi privi di anima o "seppie di Matrix". Santo cielo no!
Ho parlato di condivisione.
Proprio perché si tratta di un romanzo corale, la condivisione dei suoi elementi costitutivi (soggetto,schede,etc...)è essenziale, penso, per evitare una pericolosa quanto inutile frammentazione, trasformando il romanzo stesso in una raccolta di racconti, che è un'altra cosa.
In tutti questi mesi abbiamo costruito di sana pianta una storia, inventato luoghi e ambientazioni nonché i caratteri di decine di personaggi, ognuno con i suoi trascorsi e le vicissitudini che si intrecciano con quelle dei tre protagonisti. Questa dovrebbe essere la base da condividere. Quanto allo stile, è chiaro che ognuno di noi proviene da esperienze
esistenziali, culturali e bla bla bla diverse; ma stiamo lavorando a un progetto collettivo in cui il nostro stile, giocoforza, si deve fondere con quello di altre cinquanta persone.
Piccolo esempio.
Il tono espressivo, il comportamento, la personalità, il modo di agire di fronte a determinate situazioni del personaggio X non può essere affrontato in un modo a pagina dieci e in un altro a pagina 75! O sbaglio?
La descrizione di un ambiente, dei dettagli di un oggetto e le modalità di interazione con gli stessi da parte dei personaggi non può mutare indifferentemente nel corso della lettura. Sarebbe il caos.(Chissà forse è un'idea :)
Ciò non significa annullarsi ma,semplicemente, condividere.Sul fatto che un'opera collettiva non possa avere uno stile unitario, boh, ho qualche perplessità...
Quelle quattro linee guida che ho buttato giù nella mail alla redazione, rappresentano ovviamente il mio personalissimo modo di
approcciarmi a questo genere di lavoro che non è poi molto diverso da quanto avviene quando scrivo una sceneggiatura in team. Soggetto, Trattamento, Dialoghi, Scaletta, Prima stesura, Revisione, Stesura finale.
Due, dieci, cento persone possono lavorarci insieme; tutte con il medesimo obiettivo: costruire una buona (a volte anche bella :) storia.
Mi spiace se ho toccato la suscettibilità di qualcuno e chiedo umilmente scusa; non era nelle mie intenzioni. L'unico mio intento era quello di manifestare il mio pensiero e talune perplessità, nell'interesse, magari, di tutti.
Hoc erat in votis...
Fabio Manfré
commento
Condivido buona parte delle riflessioni del Manfrè e in alcuni punti ho un'idea differente.
L'omogeneità è un qualcosa che plasmano i DD.AA..
Credo che le varietà di espressioni, linguistiche e sintattiche, ma anche di stile, siano un arricchimento all'opera non un limite.
Certo, una linea comune è necessaria, ma adeguarsi allo stile degli altri scrittori mi pare limitativo. Visioni diverse, descrizioni personalizzate, sono preziosiosità che amalgamate possono creare la vera novità dell'opera, unitaria nel filo narrativo ma varia nell'espressioni. Capita poi, e credo ognuno di noi ne abbia contezza, che pezzi interi delle schede che abbiamo inviato, scritte magari con un certo studio, mettendoci il meglio di noi,qualcuna scritta anche con il cuore, vengano non dico ignorate ma non "selezionate" dai DD.AA. .
Ci può stare, ci sta, nessuno di noi ha per questo protestato.Ecco, in questo vedo un certo spirito di "spogliatoio" , di corpo, di comune intento. Abbiamo contribuito tutti, contribuiamo tutti sempre con entusiasmo, ma la libertà espressiva e concettuale, sempre in linea con il filo conduttore, lasciamola alle nostre menti e alle nostre parole. I DD.AA. faticheranno qualche ora in più, ma le grandi imprese si realizzano nelle difficoltà e nel duro lavoro.
Con simpatia per tutti
Giovanni Oliveri
OPAL
La OPAL nella scheda trattamento B2, par. 5, sembra una fabbrica tessile, infatti viene nominata una macchina da cucire. In realtà era una fabbrica del settore radiofonia e telefonia del gruppo Siemens. Questo è il link per verificare:
http://webdoc.siemens.it/CP/MAIN/GruppoSiemensItalia/CentoannidiSiemensi...
buon lavoro e buone feste a tutti
Marco Codebo
OLAP...
Vero.
La questione era già stata affrontata e risolta in fase di revisione in L26. Inizialmente generica fabbrica di tessuti, è stata poi convertita in OLAP (Officine Lombarde Apparecchiature di Precisione). Nella scheda L26 aggiornata infatti, nella sezione "Comparse" si descrive l'episodio in cui Adele viene incolpata dalla Sorvegliante per lo smarrimento di uno "spinotto" (prima era un "ditale") lasciando così intuire che la produzione della fabbrica è relativa a materiale elettrico e/o audiofonico.
Probabilmente si tratta di una svista nella scheda trattamento B2 che hai ottimamente segnalato.
Fabio Manfré.
Viva viva!
Grazie della segnalazione riepilogativa! Utilissima per la composizione.